FIRENZE 08.04.2009
TEATRO SASCHALL


LO SPECCHIO TI RIFLETTE (P.Turtoro- G.Carletti - D.Campani - adattamento in spagnolo P. Donés Cirera)

"Per ogni dubbio c'è una porta chiusa
Per ogni porta le sue chiavi
Se capovolgi il mondo lo specchio ti riflette"

Gli errori che facciamo si riflettono sempre su di noi. Per fortuna, anche le azioni positive. La vita è come la terra: deve essere coltivata. E si raccoglie sempre ciò che si semina. Il primo singolo del disco ha un arrangiamento latineggiante pensato a prescindere dal duetto con Jarabe De Palo, che abbiamo invitato quando la canzone era già finita. Sono contento di questa collaborazione, perché Jarabe De Palo è un nomade di pensiero.

LA DIMENSIONE (A.Mei - L.Cerquetti - M.Vecchi - G.Carletti)

"E rivedo i miei vecchi
Abbracciati camminare che si tengon per mano
E mi accorgo che non passa nulla invano"

E' una canzone d'amore per la vita. E' una gran ballata con suoni naturali dati dal pianoforte, l'organo Hammond, fino all'assolo finale con la chitarra acustica. Attraverso immagini poetiche raccontiamo quello che per noi e il senso della vita.


PRENDITI UN PO' DI TE (M.Vattai - G.Carletti - M.Vecchi)

"Donna di un uomo che uomo non sara' mai
E pensa di avere vinto
Prenditi un po' di te
Non e' mai finita
Non vale una vita"

Una canzone orgogliosamente femminista, nella quale la protagonista viene esortata a non inchinarsi a qualunque volere di lui, ma conquistare i suoi legittimi spazi di liberta'. Il rispetto per la donna è importante... fondamentale. Non possiamo sentirci superiori a lei solo per il fatto che siamo uomini, perché senza la donna non esisterebbe l'uomo. Il testo scritto da Marzia Vattai è piaciuto subito a tutti, infatti Danilo ne ha dato una grande interpretazione. Musicalmente è una ballad rock molto dura: l'intro con il pianoforte - uno Steinway autentico - accentua lo spirito drammatico, poi la rabbia della donna si sfoga nella chitarra rocciosa.


IN QUESTO SILENZIO (A.Mei - L.Cerquetti - M.Vecchi - G.Carletti)

"Ogni suono ha un eco immenso
Pagine bianche in attesa
Di un gesto un movimento"

Nel silenzio c'è un mondo infinito e libero. La poesia di questo brano è nella semplicità del testo; mentre il ritmo viaggia veloce su tastiere, Hammond e chitarre elettriche. È una delle due tracce del cd "Allo specchio" cantate da Massimo Vecchi, che ha una voce dura, ma capace di trasmettere incredibili emozioni.


QUI (G.Carletti - S.Reggioli - M.Petrucci)

"Qui non passa più niente
Qui non passa la gente
Qui non passa che il tempo
E si scioglie in un momento
Perché qui
È passato l'amore ad un passo da me"

Una ballata struggente sulla sofferenza di un uomo, che ha sfiorato l'amore della sua vita senza riuscire ad afferrarlo. Questa canzone mette i brividi: è pura poesia. Infatti Danilo la interpreta quasi recitando le strofe tutto d'un fiato, accompagnato solo da pianoforte e violino.


LA VITA È MIA (S.Tagliati - G.Martellieri - M.Arveda - G.Carletti - S.Reggioli - C.Falzone)

"Se non è questo che vuoi
Alzati e grida con noi
Il mondo gettatelo via
Ma la vita giù le mani quella è mia"

Un grido di ribellione nei confronti di questa società dove l'apparenza di una bella cravatta conta più della sostanza dell'anima. I padroni della Terra stanno uccidendo il nostro mondo: aprono centrali nucleari... gettano petrolio nel mare... distruggono tutto ciò che l'uomo ha faticosamente costruito. La gente comune deve tornare a essere l'artefice del proprio destino. È utopia, lo sappiamo. Però è un'utopia senza cui non ha senso vivere. È il secondo brano cantato da Massimo Vecchi: fisarmonica e violino creano un'atmosfera da festa gitana.


SENZA NOME (M. Vecchi - D. Sacco - G. Carletti)

"Tenendo il cuore dentro un blindato
Io sorridevo ma qualcuno ha mirato
E poi un'ombra di nascosto ha sparat0"

Un rock duro e drammatico per esprimere la rabbia, oltre che la tristezza, per la perdita di un amico. Abbiamo scritto questa canzone espressamente per Giovanni Pezzullo, ucciso durante una missione di pace in Afghanistan. Attraverso il ricordo di questo nostro amico, la canzone è dedicata a tutte le persone che mettono in gioco la propria vita per aiutare gli altri. L'ultimo accordo del brano è il suono di un organo in minore, che sottolinea la tragedia di una morte inspiegabile e inutile. Come tutte le morti in tutte le guerre sparse nel mondo.


NON SO IO MA TU (M.Arveda - M.Grechi - I.Munari - G.Carletti - C.Falzone - D.Sacco)

"Sorretti dal timore che tutto può finire
Cerchiamo una ragione che ci spinge a continuare"

I sogni sono l'energia vitale di ogni essere umano. Anche quelli che non si realizzano, perché comunque sono uno stimolo ad agire per migliorare la propria esistenza. Un uomo senza sogni è un uomo senza aspirazioni, speranze, ideali, obiettivi sempre nuovi da conquistare... è un uomo finito. L'arrangiamento è rock come sono rock gli U2 e nei fraseggi della testiera c'è un'impercettibile citazione dei Beatles.


IL BALLO DELLA SEDIA (D.Sacco - M.Vecchi - G.Carletti)

"Quel che cerchi lo sai
Di gente da fregare ne hai
Il signore della sedia comunque sarai"

I nostri politici sono talmente attaccati alla loro sedia, al simbolo del potere che hanno sotto il sedere, da non riuscire più a distinguerne i diversi colori. Per loro, ormai, una sedia vale l'altra, lasciandosi trasportare dal vento politico senza più un briciolo di coerenza. Naturalmente ci sono anche le eccezioni; ma al gran ballo della sedia partecipano in tanti... in troppi... c'è solo l'imbarazzo della scelta. È un blues che vibra fra pianoforte, Hammond e chitarre fino al coro gospel finale.


IL NULLA (D.Campani - D.Sacco - G.Carletti)

"Aiutatemi per Dio
Sono un uomo pure io
Non capisco che paura possa farvi
Questo mio male"

La disperata richiesta di aiuto di una persona insana di mente. Un atto d'accusa contro l'indifferenza generale verso questi individui, che non sono pericolosi per il prossimo, ma semplicemente malati. E spesso la cura è semplice: le giuste dosi di affetto, attenzione e comprensione. È l'unica canzone del disco interamente suonata al computer, che crea un crescendo enfatico attraverso le suggestioni di un flauto. In concerto faremo un nuovo arrangiamento per adattare il brano agli strumenti reali.


02-04-2009
Guardarsi allo specchio ogni mattina è come fare un esame di coscienza quotidiano. Non sarà quello di Harry Potter, che rivela anche i desideri più intimi e segreti, ma ogni comune specchio riflette sempre esclusivamente la realtà di ciascun individuo. Nomadi allo specchio... Il gruppo rock di Beppe Carletti mostra la propria essenza più autentica e pura. L'impegno sociale coerente fin dal 1963, quando ancora si chiamavano I Sei Nomadi. L'onestà intellettuale nell'inseguire l'utopia di un mondo governato dal confronto fra opinioni diverse e non dalla dittatura di una sola. L'amore profondo per la musica condiviso con diverse generazioni di fan attraverso oltre 50 dischi in 46 anni di carriera e soprattutto un'intensa attività live da veri nomadi del rock.
L'album "Allo specchio", in uscita il 3 aprile per Warner Music, è senza alcun dubbio il capitolo migliore della storia recente dei Nomadi. Una storia costellata di grandi soddisfazioni come la trionfale partecipazione al Festival di Sanremo 2006, dove hanno conquistato anche un pubblico per loro insolito con il brano "Dove si va". Eppure il nuovo disco dei Nomadi ha un'aurea magica, un'energia naturale che ha animato tutti i membri della band: dal fondatore Beppe Carletti (tastiere) proseguendo con Danilo Sacco (voce), Massimo Vecchi (voce e basso), Cico Falzone (chitarra), Daniele Campani (batteria) e Sergio Reggioli (violino e percussioni).
"Sono passati tre anni dall'ultimo disco di inediti "Con me o contro di me" e tutti noi avevamo "fame" di nuove canzoni", spiega Beppe Carletti. "Fame è la parola giusta, perché la musica è un nutrimento indispensabile per la vita: non sfama il corpo, ma sazia l'anima e lo spirito. Ogni elemento della band ha espresso il massimo del proprio talento: Danilo ha sfoggiato in assoluto le sue migliori interpretazioni in sala d'incisione. Per me "Allo specchio" è il disco più bello dei Nomadi degli ultimi dieci anni".
"Si raccoglie sempre ciò che si semina". La massima di Carletti riassume il tema della title-track "Lo specchio ti riflette", che apre l'ascolto del cd "Allo specchio" nella versione italo-spagnola con Jarabe De Palo e lo chiude con la prima incisione solo in italiano.
"La vita è come la terra: deve essere coltivata. I nostri errori, come le azioni positive, si riflettono sempre su di noi. Proprio come in uno specchio".
Il duetto con Jarabe De Palo "Lo specchio ti riflette (El espejo te delata)" è il primo singolo: arrangiamento latineggiante e adattamento in spagnolo di parte del testo curato dallo stesso rocker iberico. Questa collaborazione nasce da affinità umane prima ancora che artistiche.
"Jarabe De Palo è un nomade di pensiero. Siamo in totale sintonia con il suo comportamento come uomo, la grande professionalità come musicista e anche aspetti esteriori come il look, che sono meno importanti ma comunque indicativi del carattere di una persona. Quando l'ho raggiunto a Madrid all'inizio di marzo per registrare questa canzone, lui ha detto di conoscere bene la storia della nostra band e di essere onorato di cantare assieme ai Nomadi".
La vita è il fil rouge che lega le dieci canzoni dell'album "Allo specchio". Le molteplici emozioni del vivere: il tormento per un amore soltanto sfiorato ("Qui")... la sofferenza di una donna schiava del proprio amore ("Prenditi un po' di te")... la rabbia per un amico perso nell'ennesima guerra inspiegabile ("Senza nome")... la ribellione verso chi vuole impedirci di essere artefici del nostro destino ("La vita è mia")... lo schiaffo alle coscienze degli indifferenti verso i problemi altrui ("Il nulla")... l'ironia sferzante contro i quei politici con la coerenza ballerina ("Il ballo della sedia")... l'ottimismo che ci permette di sognare sempre e nonostante tutto ("Non so io ma tu")... la gioia di un silenzio in cui scoprire un mondo infinito e libero ("In questo silenzio")... fino al brano "La dimensione" che è un poetico inno alla vita.
Pura poesia è l'onirica "Qui", una struggente ballata in cui l'interpretazione quasi teatrale di Danilo Sacco è sottolineata solo dal suono di un pianoforte e un violino.
"Esprime il dolore di un uomo che ha sfiorato il grande amore, senza riuscire ad afferrarlo".
Puro orgoglio femminista nella rabbiosa "Prenditi un po' di te" scritta dalla giovane e talentuosa cantautrice Marzia Vattai. È una ballad rock che inizia dolcemente drammatica al pianoforte e si sfoga nel suono roccioso della chitarra.
"Il rispetto per l'universo femminile è fondamentale. Non dimentichiamo che senza la donna non esisterebbe l'uomo".
Rabbia e dolore si fondono negli accenti rock drammatici di "Senza nome" e nel ricordo di un amico scomparso nel modo più assurdo e inspiegabile: mentre era impegnato ad aiutare il prossimo in una missione di pace in Afghanistan.
"Abbiamo scritto questa canzone pensando al nostro amico Giovanni Pezzullo, ma la dedichiamo a tutte le persone che mettono in gioco la propria vita per soccorrere altri esseri umani".
L'impegno sociale e civile dei Nomadi si esprime attraverso canzoni molto festose, ma non per questo meno sferzanti. "Il ballo della sedia" è un blues vibrante fra organo Hammond e coro gospel, ma non divertirà i nostri politici. Non tutti almeno.
"Ironizziamo su quei parlamentari così attaccati alla loro sedia, e al potere che rappresenta, da cambiare poltrona senza un briciolo di coerenza e onestà politica, pur di avere una sedia prestigiosa sotto il sedere. Ci sono piacevoli eccezioni, ma il malcostume di lasciarsi trasportare dal vento è generalizzato: c'è solo l'imbarazzo della scelta".
Atmosfera da festa gitana con fisarmonica e violino per "La vita mia", cantata da Massimo Vecchi che interpreta anche "In questo silenzio".
"I padroni della Terra stanno distruggendo il nostro mondo: la natura che l'uomo ha faticosamente protetto nei secoli. Dobbiamo ribellarci alla dittatura incosciente di pochi e restituire il giusto potere alle coscienze unite di tutti. La gente comune deve tornare a essere artefice del proprio destino. È utopia. Senza questo genere di utopie, però, non ha senso vivere".
Inseguire un'utopia è come sognare. L'importanza dei sogni è il tema di "Non so io ma tu", un brano che secondo Carletti "è rock come sono rock gli U2".
"I sogni sono la nostra energia vitale: anche quelli che non si realizzano, perché sono comunque uno stimolo forte a migliorarci. Un essere umano senza sogni non ha aspirazioni, speranze, ideali e obiettivi sempre nuovi da raggiungere. Senza sogni è un uomo finito".
L'album "Allo specchio" è anche un disco di "strumenti allo specchio". Suoni naturali come nella poetica ballata "La dimensione", perché ogni canzone è figlia di una meticolosa ricerca degli strumenti ideali. Tutti reali: dalle percussioni all'organo Hammond, fino al pianoforte a coda Steinway protagonista con il violino dell'intensa e teatrale "Qui". L'unica traccia suonata interamente al computer è "Il nulla", che ha in primo piano le suggestioni sonore di un flauto. "È un atto d'accusa contro l'indifferenza generale nei confronti delle persone insane di mente, che non sono pericolose per il prossimo, ma semplicemente malate. La cura per alleviare la loro sofferenza è semplice: affetto, attenzione e comprensione".
L'album "Allo specchio" inizia e finisce con il canto gioioso dei bambini nelle due versioni del brano "Lo specchio ti riflette".
"I bambini sono gli uomini del futuro. Il loro canto fa sorridere e accende l'ottimismo. L'ultima parola dell'intero disco è un "Mah..." detto da un bimbo. Lascia tutti i discorsi fatti nelle canzoni in sospeso. Sembra dire "chissà come andrà a finire?". Certamente, però, non vuole restare passivo e inerme a guardare come andrà a finire. Vuole essere protagonista degli eventi. Comunque vada, la vita... facciamola andare. Noi".

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