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Il leader Carletti: «Il nostro cantante operato al cuore, al suo posto 4 coristi Non faremo mai un cd senza di lui» «Il tour dei Nomadi senza Sacco»

DI ANDREA PEDRINELLI

« Accetto ogni critica ma ho la coscienza pulita » . È fermo, Beppe Carletti, leader dei Noma­di, parlando della scelta della band di riprendere la tournée interrotta a maggio per i problemi di salute del cantante Danilo Sacco. E ri­prenderla in un modo inat- teso, per chi da anni stima coerenza ed impegno dei Nomadi: senza Sacco, sostituito da quattro coristi a partire dal primo luglio a Mareno di Piave, nel Trevi­giano. Quattro coristi, già: con il rischio di scivolare nel karaoke e la certezza che l’identità della band sarà di­versa. «Ma tutto è stato de­ciso con Danilo » , spiega Carletti. «E la vicenda mi segna. Anche perché ero convinto di avere già pagato un tributo pesante alla sorte, con l’incidente che ci tolse Dante Pergreffi e il tumore che ci strappò Augusto Daolio dopo trent’anni insieme. Danilo è nei Noma­di da diciassette anni, i suoi problemi sono di tutti: ed anche stavolta abbiamo scelto insieme».

Carletti, intanto chiariamo il problema di Sacco.

Un infarto. Ha subito un’angioplastica, ora deve tenersi controllato, final­mente smettere di fumare e poi riprendere anche mo­ralmente, perché a soli 44 anni è dura accettare una cosa del genere.
Quando è sensato ipotizzare un suo ritorno in scena?
Chissà. L’infarto produce anche piccole depressioni, e poi il problema vero per lui non saranno le due ore e mezzo dei singoli concer­ti, ma i viaggi. Tra maggio e giugno abbiamo annullato ben 21 concerti, da luglio a settembre ne abbiamo ol­tre cinquanta. Pensi quan­te ore di viaggio. In verità, lui ci ha detto subito di ri­partire: siamo noi che ab­biamo scelto di farlo, sì, ma senza un altro cantante. Il posto è suo. Quando vorrà, anche gradatamente, una canzone a sera, poi due, poi mezz’ora, ci raggiungerà.

Ma non potevate proprio fermarvi?

Significava annullare tutti i concerti. Mica potevamo sospenderli sine die. Ed a­vrebbero perso il posto quattordici persone: tecnici, facchini… Vede, io potrei smettere, ho 63 anni fra poco. Ma i Nomadi sono in­nanzitutto un’idea, che de­ve girare ancora: però sen­za sostituire Danilo, perché lui è decisivo. Allora perché non limitar­si ad aumentare l’impegno canoro degli altri membri della band? Beh, accadrà. Massimo Vecchi canterà più del solito, come Sergio Reggioli. Ma per sostituire davvero Da­nilo occorre un cantante di mestiere. Mentre prendere quattro ragazzi delle nostre parti, che già hanno fatto i cori nei dischi o nei teatri, significa sottolineare che i Nomadi continuano a cantare i loro valori, ma anche ricordare sempre che Danilo manca.
Con il rischio di sembrare il karaoke dei Nomadi…

Guardi, mi hanno detto di tutto in questi giorni. Ma sono stato vaccinato dalla morte di Augusto. Prendete questa avventura come un piccolo musical: renderà corali le canzoni e le rimet­terà in primissimo piano. E poi, più trasparenti di così non potevamo essere…

Ma se Sacco ci mettesse molto a riprendersi, incidereste anche i dischi con i coristi?

Ah, questo no. Possiamo restare anni, ad attenderlo. I concerti sono una cosa, le registrazioni un’altra. E ripeto che non partiremmo neppure per i concerti, se non fossimo d’accordo che Danilo ci raggiungerà.

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