I Nomadi come Spingsten, R.E.M. e Pearl Jam. Colonna portante di un "Vote For Change" all'italiana e antiberlusconiano per le elezioni del 2006.
Beppe Carletti, leader storico della band emiliana, punzecchiato in proposito spara un bel "si" d'entusiasmo. Scherzoso ma non troppo. "Io ci starei, bisogna vedere che ne pensano i colleghi. Purtroppo in Italia è difficile: tutti se ne stanno chiusi nel loro orticello e le collaborazioni si fanno solo per calcolo. Ci sono invidie e rivalità: non siamo riusciti nemmeno a unirci contro la guerra".
Sempre disponibili al dialogo e al confronto, i Nomadi, ma anche fieramente capaci di andare da soli per la loro strada. Il successo non manca: vedere per credere i tanti concerti "sold out" e quello zoccolo duro di fan che cresce di generazione in generazione. Idem per i dischi. La raccolta NOMADI40, pubblicata nel Maggio 2003, ha venduto 300.000 copie, mentre il nuovo album di inediti CORPO ESTRANEO (in uscita venerdì) vanta già 100.000 copie prenotate ed è, quindi, disco di platino assicurato.
Il titolo riprende una delle canzoni più intense in scaletta, che stigmatizza la paura dell'altro, del diverso da noi. Diffidenza che preclude la conoscenza, lo scambio e l'arricchimento culturale e umano: un tema assai caro a Beppe e soci. "Ma CORPO ESTRANEO siamo anche noi Nomadi, mina vagante sulla scienza italiana. Una band scomoda, che a volte mette paura a qualcuno. Un CORPO ESTRANEO anche al festival di Sanremo, che non ci ha mai voluto: ci hanno illuso e ce lo siamo presi in quel posto. Adesso basta".
Un disco rockeggiante e grintoso, che non le manda a dire: "Siamo arrabbiati e, del resto, come non si fa a non esserlo con quel che succede ogni giorno? Però ci permettiamo di lanciare un piccolo messaggio: non bisogna dimenticarsi di fare tutti la nostra parte. Non si può sempre delegare a qualcun altro", continua Beppe.
E se i contenuti sono accesi e combattivi, la copertina del cd smorza i toni e invita al sorriso con un divertito incrocio di parole crociate, idea suggerita da un ragazzo del Liceo Artistico "Bocconi" di Milano, istituto che ha sposato l'idea nomade con una bella serie di progetti e bozzetti.
Oltre al singolo ORIENTE, riflessione sulla paura di amare così diffusa nel nostro tempo, spicca la vena antimilitarista de IL SOLDATO: "Parla di questi soldati del nuovo millennio, ragazzi occidentali buttati in guerra, ma che non sanno dove vanno e nemmeno perché. Spinti, magari, dal miraggio dei soldi, di una macchina nuova e di un televisore al plasma. E che muoiono in nome di ideali mistificati: la realtà è che non ci sono ragioni per nessuna guerra".
Prosegue anche l'impegno concreto del gruppo verso i più bisognosi. "Ci sono un progetto in Laos, un po' complicato per la situazione politica locale - spiega la band - e una collaborazione continua con una piccola associazione che aiuta la gente in Madagascar. A ogni nostro concerto raccogliamo scatoloni con vestiti, magliette, quaderni, qualsiasi cosa che possa servire concretamente. Gesti anche minimi, ma necessari".
Tra le esperienze indelebili resta quella vissuta anni fa a Cuba.
Dopo la caduta di Castro "mi hanno detto che qualcuno, in Italia, s'è augurato la morte di Fidel per porre fine al suo regime - conclude Beppe Carletti - Per me sono uscite inopportune. Da noi c'è un detto: prima di giudicare gli altri, guarda te stesso. Di dittature nel mondo che ne sono tante, più o meno visibili. E, forse, dovremmo stare più attenti a quel che accade in casa nostra".