Nomadi. neanche il tempo di godersi un meritato riposo, dopo aver festeggiato l’anno scorso i 40 anni di carriera con l’album “Nomadi 40”, ed ecco che la band emiliana torna con un nuovo lavoro, il 27esimo della loro carriera, “Corpo estraneo”, già disco di platino con le prenotazioni nei negozi. Al disco hanno partecipato gli studenti del Liceo Artistico Statale “U. Boccioni” di Milano, in veste di ispiratori per la copertina.
I ragazzi, partendo dai testi e dal percorso grafico della band, hanno proposto varie idee: è stata scelta quella di un cruciverba. “Noi Nomadi siamo un po’ un cruciverba. Siamo ancora tutti da scoprire, da decifrare, anche dopo quarant’anni di attività. Ci sembrava originale l’idea di interagire con gli studenti, senza mettere in copertina la solita fotografia del gruppo”. Sul versante musicale ci sono alcuni brani decisamente rock, in cui ampio spazio viene dato alle chitarre elettriche.
“Volevamo fare un disco arrabbiato, visto tutto lo schifo che gira intorno di questi tempi. C’è una eccessiva tendenza a delegare e a non esporsi in prima linea. E poi, dopo il successo di ‘Nomadi 40’ sarebbe stato troppo semplice ripetere se stessi. Consideriamo questo album come un nuovo inizio, un prodotto duro e tosto.
In questo momento volevamo esprimere rabbia, e la rabbia si comunica meglio con la chitarra elettrica. Ma ci sono anche atmosfere più dolci, come ad esempio in ‘Confesso’, in cui abbiamo utilizzato un quartetto d’archi. Ci siamo serviti della metafora come mezzo di espressione, in modo che ogni ascoltatore possa farsi una opinione propria. Così come il cruciverba – che abbiamo scelto per la copertina – è un allenamento per la mente, ci auguriamo che possa esserlo anche il nostro disco”. Quale messaggio volete lanciare con il titolo? “Che il ‘corpo estraneo’ siamo noi Nomadi: estranei al mondo della musica leggera, al di fuori da ogni moda o tentativo di assecondare il mercato”. Cosa rispondete a chi vi accusa di rimanere sempre uguali? “Non ci poniamo questo tipo di problema. Si può sconvolgere anche rimanendo se stessi, questo è il nostro fascino: sconvolgiamo per la nostra normalità”. Nell’album c’è una canzone intitolata “Soldato”. Qual è la vostra posizione nei confronti della guerra? “Credo che ormai siamo tutti d’accordo sull’inutilità di questa guerra. In questa canzone parliamo di guerra senza citarla mai espressamente, senza fare nomi, in modo elegante.
Più in particolare il testo si sofferma su quei ragazzi che partono ingolositi dai soldi, senza sapere che dovranno combattere, e che poi, purtroppo, molti dei quali muoiono”.
Andrete a Sanremo? “Ah, quest’anno proprio no. Se ci andassimo vorrebbe dire che abbiamo sbagliato questo disco. Due o tre volte ci siamo proposti ma ci hanno sempre scartato. I Nomadi sono la dimostrazione vivente che si può andare avanti anche senza Sanremo”.