NOMADI, QUARANT'ANNI DA RIBELLI IL GRUPPO CELEBRA IL COMPLEANNO CON UN SUPERDISCODI 32 HIT E 2 INEDITI

Quarant'anni or sono, giorno più, giorno meno. Augusto, Beppe, Franco, Leonardo, Gualtiero e Antonio decidono di fare musica e canzoni. È il 1963.
Lucio Dalla ha vent'anni, Francesco Guccini ne ha, forse, 23, ma nessuno sa ancora chi siano. Siamo in Emilia, comunque, e si capisce che di lì a poco succederà qualcosa.
Augusto, Beppe e gli altri quattro diventeranno qualcosa di inesauribile, di mitico. Diventeranno il collante per generazioni diverse e le loro canzoni la colonna sonora, impegnata e ribelle, di un'idea del mondo. Che parte da Guccini e arriva all'internazionalismo solidale.
I quarant'anni anagrafici (e di storia) nascono nella campagna reggiana. La musica che arriva è quella che sembra possa cambiare le cose. È quella che sembra poter rispondere ai bisogni dei giovani.
In ogni caso, trovarsi per suonare è come dar corpo ai propri sogni, è una via d'uscita alle proprie insoddisfazioni, è comunicare emozioni. Non erano bellissimi quarant'anni fa Augusto, Beppe e gli altri quattro. E anche la voce, analizzandola da purista, così nasale…..certo, nemmeno su quella di Guccini si sarebbe scommesso gran che. Eppure quelle voci erano e sono straordinarie, emozionanti, commoventi.
Quarant'anni or sono sonno nati i Nomadi, dalle parti di Novellara. Una bassa padana che più bassa non si può, ma calda come Cuba e i Caraibi, dolce come i volti dei bambini palestinesi, pacifica come la via rivoluzionaria di Allende in Cile.
In quella primavera del 1963 ci sono Augusto Daolio e Beppe Carletti, una costante fino alla morte di Augusto. Gli altri quattro della formazione iniziale sono Franco Midili, Leonardo Manfredini, Gualtiero Gelmini e Antonio Campari. Gelmini, Campari e Manfredini lasciano presto il gruppo e arrivano Bila Coppellini e Gianni Coron. L'incontro decisivo, che apre ai Nomadi le porte delle case discografiche milanesi, è quello con Dodo Veroli e Corrado Bacchelli.
È attraverso di loro che Augusto e Beppe, già allora leader incontrastati, si imbattono in Francesco Guccini e nella sua Dio è morto. Di lì a poco toccherà al singolo Come potete giudicar. Quarant'anni dopo la voglia di suonare e cantare, di andare in giro per il mondo anche come ambasciatori di pace, non è cambiata. Il quarantesimo, però è un compleanno importante, da celebrare con qualcosa di speciale: un super - disco di 34 canzoni.
Trentadue sono le più famose, e due sono inedite. L'antologia arriverà nei negozi il 23 maggio, preceduta, il 5 maggio, dal nuovo singolo e, il 10 maggio, dal raduno nazionale dei fans club di Casalromano. Dal 13 al 15 giugno i Nomadi saranno a Riccione. E a questo proposito il fans club nazionale (0522/935464) sta cercando cover band dei Nomadi che siano disponibili a suonare in occasione della festa.
"Sarà la raccolta dei nostri brani migliori - dice Beppe Carletti del disco in preparazione - con due inediti. Ci sarebbe piaciuto arrivare a quaranta titoli, ma 34 canzoni ci rappresentano abbastanza bene". Beppe racconta che il divertimento non è cambiato e che gli aficionados non sono solo i coetanei un po' attempati e nostalgici. "Sai - dice - ogni anno facciamo 140 concerti da una parte all'altra del Paese e ogni volta arrivano ragazzi e ragazze, sorelle e fratelli maggiori, madri e padri e tutti cantano con noi Auschwitz, Io vagabondo, Il pilota di Hiroshima, Gli aironi neri fino ai più recenti Amore che prendi amore che dai. Ci lasciano bigliettini, ci regalano pupazzi, ci chiedono canzoni. E ci spingono a continuare nel viaggio….".
Carletti si dimentica di aggiungere che il disco dell'anno scorso Amore che prendi amore che dai è stato in testa alle classifiche di vendita per molte settimane e che i fans club sparsi per l'Italia sono 170 e raggruppano oltre 15.000 persone. Un fenomeno davvero unico e irripetibile. Ma c'è una ragione. Se ci si riflette bene, e lo si può fare solo ascoltando la loro musica e le loro parole, i Nomadi sono l'unico gruppo italiano che è rimasto fedele e se stesso, alla sua sensibilità civile, al suo impegno, alla sua ricerca simbolica, al suo bisogno di raccontare storie che abbiano un senso reale. Molti componenti della band sono cambiati, due, purtroppo, se ne sono andati per sempre, ma il filo rosso non s'è mai spezzato.
C'è stato solo un momento di grande disperazione, personale più che artistica, che ha insinuato in Beppe Carletti l'idea di smettere, di chiudere tutto. È l'annus horribilis della morte di Dante e Augusto, il 1992. Il 14 maggio, dopo un concerto, di notte, muore in un incidente stradale il bassista Dante Pergreffi (che aveva sostituito Umbi Maggi nel 1984). E il 7 ottobre, dopo una breve e straziante malattia se ne va Augusto Daolio. "Uno choc tremendo - ricorda Beppe - volevamo mollare tutto, ma l'affetto degli amici e dei fans ci hanno spinto a continuare". Così arrivano Elisa, la prima donna Nomade, Danilo Sacco e Francesco Gualerzi. In sei come all'inizio. La formazione attuale è ancora diversa, ma stabile da qualche anno. Continuano i dischi e continuano i viaggi: in Cile per un concerto con gli Inti Illimani, a Cuba, in Palestina per incontrare Arafat e per dar corpo a quel progetto di adozione a distanza che si intitola "Salaam ragazzi dell'olivo". E i temi delle canzoni sono la pace, i desaparecitos, l'amore per chi soffre, soprattutto i bambini.
Certo, Augusto continua a mancare a tutti. Era speciale, eclettico, divertente, profondo. Se ne sono accorti a migliaia, quel tristissimo giorno a Novellara. Era un giorno freddo, nebbioso e la folla immensa ha pianto a lungo, accompagnandolo nell'ultimo viaggio. E i quarant'anni che giorno più, giorno meno, cadono in questa primavera 2003, sono anche i quarant'anni di Augusto Daolio, pittore e artista. Perché quel filo rosso, tessuto con i colori della vita, non s'è spezzato Mai.


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