I Nomadi hanno celebrato il loro compleanno con una grande festa di piazza a Riccione e con un doppio Cd (32 successi storici e 2 inediti) NOI, DA 40 ANNI IN PISTA COME GLI STONES Tre milioni di dischi venduti, 140 concerti all’anno… Beppe Carletti, l’unico rimasto della formazione originaria, racconta a Red Ronnie una carriera davvero straordinaria: dagli esordi in un bar (era il ’63) fino al primo posto in hit parade. “E’ incredibile. Ci seguono tre generazioni di fan” Testo e foto di Red Ronnie Nessuna storia è uguale a un’altra, ma quella dei Nomadi è unica. Al mondo. Da sempre diversi dalle altre realtà musicali, hanno seguito un proprio cammino che attraversava paesi e non città, con canzoni dense di contenuti e un costante impegno nel sociale. Compiono 40 anni come i Rolling Stones, ma più di loro hanno una forza che li ha fatti sopravvivere persino alla morte di Augusto Daolio, cantante e figura carismatica del gruppo. Anzi, cadendo, quell’albero ha sparso i suoi semi ed è nata una vita ancora più forte, perché ha saldato i musicisti sul palco con il proprio pubblico. I Nomadi negli ultimi anni hanno avuto un successo sempre crescente. Tre milioni di album venduti. 140 concerti ogni anno. In 60.000 sono arrivati a Riccione lo scorso 14 giugno per festeggiarli, anche se solo 20.000 sono riusciti a vedere il concerto in viale Ceccarini. Un successo che ha dell’incredibile per tutti, tranne che per il Popolo Nomade, di cui oggi fanno parte tre generazioni. Veder cantare insieme anziani, uomini maturi, ragazzi e bambini è uno spettacolo che infonde un’energia potente e pulita. I Nomadi, quelli sul palco, nella loro carriera hanno cambiato ben 21 musicisti attorno a Beppe Carletti, che li fondò coinvolgendo Augusto. Il vero debutto avvenne proprio a Riccione, nell’estate del 1963. “Avevo 16 anni” racconta Beppe “e c’era il boom economico, nascevano gruppi come Beatles e Rolling e il 13 giugno noi iniziammo a suonare al Frankfurt bar. Facevamo i successi del momento, come “Sapore di sale”, “Roberta”, “Hey Paula”. Venivamo da piccoli paesi della provincia e Riccione per noii era come New York… Suonavamo davanti a persone che arrivavano da tutta Europa. Augusto andava a cantare seduto sulle ginocchia delle tedesche! Poi abbiamo firmato per la Emi ed è partita la storia dei Nomadi. Mentre registravamo “Noi non ci saremo” arrivarono Mogol e Battisti che ci fecero sentire “Non è Francesca”. Mogol disse: “O fate quello che fa lui o quello che state facendo adesso con Guccini”. Ci siamo guardati in faccia e siamo andati con Francesco. E’ stata una scelta fondamentale”. Tante volte i Nomadi hanno dovuto trovare il coraggio per decidere, ma con accanto un pubblico sempre più unito. “Quando nel 1992 sono morti Dante (il bassista Dante Pergreffi scomparso a 30 anni in un incidente, ndr) e Augusto (scomparso a 45 anni ndr) eravamo disperati” ricorda Cico, il chitarrista. “poi i fan ci hanno quasi ordinato di ripartire. Noi continuiamo il modo di fare spettacolo inventato da Augusto, cioè quello di avere un contatto stretto con il pubblico, di conoscerlo, di raccontare le sue emozioni”. “Il fatto che noi siamo ancora qui dà anche più importanza ad Augusto” conferma il batterista Daniele. “La sua figura ci ha proiettato oltre. I musicisti cambiano, le canzoni restano. Per cui io mi sento di passaggio rispetto a questa storia che potrebbe andare avanti anche 100 anni!”. Chi ha sentito di più la pressione per la mancanza di Augusto è stato sicuramente Danilo, la nuova voce che doveva cantare le “sue” canzoni: “Non sono stati anni facili, per niente. Perché molti facevano il paragone. Mi sono sentito inadeguato, tant’è che più di una volta ho pensato di smettere… Mi sono rilassato quando ho capito che il peso di quest’eredità forte in realtà non la portavo solo io, ma noi tutti e sei musicisti e le centinaia di migliaia di persone che ci amano”. “Sono stati 40 anni non solo dei Nomadi, ma anche di tanta gente che ci segue” conclude Beppe. “E’ la loro storia, e dei figli dei figli. Può essere capita solo da chi viene almeno a tre concerti. A volte mi dico: “Non è mica vera una cosa così!”. Ricordo che una volta, anni fa, mentre tornavo dalla Puglia, ho visto tante macchine che uscivano da un parcheggio a un concerto di Baglioni. L’altra sera, al nostro concerto vicino a Varese, c’erano due prati adibiti a parcheggio per 6.000 mq ed erano esauriti per le auto! Noi abbiamo iniziato ben prima di Baglioni, ma il pubblico non si è ancora stancato. C’è gente che fa 100, 200 chilometri per venirci a sentire e magari 20 volte in un anno! Ancora adesso, a 40 anni di distanza da quando siamo partiti. Te l’assicuro: il pubblico che abbiamo noi non ce l’ha nessuno, anche se non siamo personaggi da copertina”. Quella volta che Federico Fellini ci voleva in un film… E’ il tastierista Beppe Carletti, l’unico tra i fondatori rimasto nella band, a raccontarci la storia dei Nomadi:. E’ la prima volta che Danilo registra le canzoni di Augusto. E tutti apprezzano le nuove versioni. “Questo è il più grande complimento” dice Danilo. “perché è irrilevante se la canzone è cantata meglio o peggio. E’ rilevante se ti dà emozioni. Una canzone è una pittura, è Zen puro, è come una mandala. Lo Zen si adatta alla musica e anche i Nomadi. Perché noi ci rendiamo conto che la fama non ha nessun valore e i soldi hanno valore solo quando ti permettono di sopravvivere in modo dignitoso”. R.R. indietro