tratto da TV SORRISI E CANZONI N. 27 DEL 01 LUGLIO 2003



I Nomadi hanno celebrato il loro compleanno con una grande festa di piazza a
Riccione e con un doppio Cd (32 successi storici e 2 inediti)

NOI, DA 40 ANNI IN PISTA COME GLI STONES

Tre milioni di dischi venduti, 140 concerti all’anno… Beppe Carletti, l’unico
rimasto della formazione originaria, racconta a Red Ronnie una carriera davvero
straordinaria: dagli esordi in un bar (era il ’63) fino al primo posto in hit
parade. “E’ incredibile. Ci seguono tre generazioni di fan”

Testo e foto di Red Ronnie

  Nessuna storia è uguale a un’altra, ma quella dei Nomadi è unica. Al mondo.
Da sempre diversi dalle altre realtà musicali, hanno seguito un proprio cammino
che attraversava paesi e non città, con canzoni dense di contenuti e un
costante impegno nel sociale. Compiono 40 anni come i Rolling Stones, ma più di
loro hanno una forza che li ha fatti sopravvivere persino alla morte di Augusto
Daolio, cantante e figura carismatica del gruppo. Anzi, cadendo, quell’albero
ha sparso i suoi semi ed è nata una vita ancora più forte, perché ha saldato i
musicisti sul palco con il proprio pubblico. I Nomadi negli ultimi anni hanno
avuto un successo sempre crescente.
Tre milioni di album venduti. 140 concerti ogni anno. In 60.000 sono arrivati a
Riccione lo scorso 14 giugno per festeggiarli, anche se solo 20.000 sono
riusciti a vedere il concerto in viale Ceccarini. Un successo che ha
dell’incredibile per tutti, tranne che per il Popolo Nomade, di cui oggi fanno
parte tre generazioni. Veder cantare insieme anziani, uomini maturi, ragazzi e
bambini è uno spettacolo che infonde un’energia potente e pulita. I Nomadi,
quelli sul palco, nella loro carriera hanno cambiato ben 21 musicisti attorno a
Beppe Carletti, che li fondò coinvolgendo Augusto. Il vero debutto avvenne
proprio a Riccione, nell’estate del 1963.
  “Avevo 16 anni” racconta Beppe “e c’era il boom economico, nascevano gruppi
come Beatles e Rolling e il 13 giugno noi iniziammo a suonare al Frankfurt bar.
Facevamo i successi del momento, come “Sapore di sale”, “Roberta”, “Hey Paula”.
Venivamo da piccoli paesi della provincia e Riccione per noii era come New
York… Suonavamo davanti a persone che arrivavano da tutta Europa. Augusto
andava a cantare seduto sulle ginocchia delle tedesche! Poi abbiamo firmato per
la Emi ed è partita la storia dei Nomadi. Mentre registravamo “Noi non ci
saremo” arrivarono Mogol e Battisti che ci fecero sentire “Non è Francesca”.
Mogol disse: “O fate quello che fa lui o quello che state facendo adesso con
Guccini”. Ci siamo guardati in faccia e siamo andati con Francesco. E’ stata
una scelta fondamentale”.
Tante volte i Nomadi hanno dovuto trovare il coraggio per decidere, ma con
accanto un pubblico sempre più unito. “Quando nel 1992 sono morti Dante (il
bassista Dante Pergreffi scomparso a 30 anni in un incidente, ndr) e Augusto
(scomparso a 45 anni ndr) eravamo disperati” ricorda Cico, il chitarrista. “poi
i fan ci hanno quasi ordinato di ripartire. Noi continuiamo il modo di fare
spettacolo inventato da Augusto, cioè quello di avere un contatto stretto con
il pubblico, di conoscerlo, di raccontare le sue emozioni”.
“Il fatto che noi siamo ancora qui dà anche più importanza ad Augusto” conferma
il batterista Daniele. “La sua figura ci ha proiettato oltre. I musicisti
cambiano, le canzoni restano. Per cui io mi sento di passaggio rispetto a
questa storia che potrebbe andare avanti anche 100 anni!”.
Chi ha sentito di più la pressione per la mancanza di Augusto è stato
sicuramente Danilo, la nuova voce che doveva cantare  le “sue” canzoni: “Non
sono stati anni facili, per niente. Perché molti facevano il paragone. Mi sono
sentito inadeguato, tant’è che più di una volta ho pensato di smettere… Mi sono
rilassato quando ho capito che il peso di quest’eredità forte in realtà non la
portavo solo io, ma noi tutti e sei musicisti e le centinaia di migliaia di
persone che ci amano”. “Sono stati 40 anni non solo dei Nomadi, ma anche di
tanta gente che ci segue” conclude Beppe. “E’ la loro storia, e dei figli dei
figli. Può essere capita solo da chi viene almeno a tre concerti. A volte mi
dico: “Non è mica vera una cosa così!”. Ricordo che una volta, anni fa, mentre
tornavo dalla Puglia, ho visto tante macchine che uscivano da un parcheggio a
un concerto di Baglioni. L’altra sera, al nostro concerto vicino a Varese,
c’erano due prati adibiti a parcheggio per 6.000 mq ed erano esauriti per le
auto! Noi abbiamo iniziato ben prima di Baglioni, ma il pubblico non si è
ancora stancato. C’è gente che fa 100, 200 chilometri per venirci a sentire e
magari 20 volte in un anno! Ancora adesso, a 40 anni di distanza da quando
siamo partiti. Te l’assicuro: il pubblico che abbiamo noi non ce l’ha nessuno,
anche se non siamo personaggi da copertina”.

Quella volta che Federico Fellini ci voleva in un film… 

E’ il tastierista Beppe Carletti, l’unico tra i fondatori rimasto nella band, a
raccontarci la storia dei Nomadi: . E’ la prima volta che Danilo registra le canzoni di Augusto.
E tutti apprezzano le nuove versioni. “Questo è il più grande complimento” dice
Danilo. “perché è irrilevante se la canzone è cantata meglio o peggio. E’
rilevante se ti dà emozioni. Una canzone è una pittura, è Zen puro, è come una
mandala. Lo Zen si adatta alla musica e anche i Nomadi. Perché noi ci rendiamo
conto che la fama non ha nessun valore e i soldi hanno valore solo quando ti
permettono di sopravvivere in modo dignitoso”.                                 
                                                   R.R.

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