Tratto DA "oggi" 29-05-2002

Lo straordinario trionfo dei "vecchi" Nomadi, in testa alla hit parade

Per noi Dio non è morto: dopo 39 anni siamo i numeri uno
E' il gruppo che nacque nel '63 e arrivò al successo con "Dio è morto" a sbancare la classifica di vendite - "Quando l'ho saputo ho acceso un cero in chiesa", svela il leader Beppe Carletti - "Vi racconto come ci è riuscito il miracolo" - Il ricordo di Augusto Daolio
Hanno visto la gente della loro età andare via. Proprio come diceva la canzone scritta per il gruppo da Guccini, Dio è morto. Prima il bassista Dante Pergreffi, scomparso in un incidente. Poi il leader e cantante, Augusto Daolio, ucciso da un male. Hanno perso per strada musicisti, ricostruito il complesso mille volte. Hanno conosciuto gli anni delle liti e dell'oblio. Ma alla fine Beppe Carletti che con Augusto fondò la band e ne è sempre stato l'anima nascosta, ha fatto il miracolo: 39 anni dopo la loro nascita i Nomadi sono arrivati in cima alla classifica con l'album Amore che prendi amore che dai.
Racconta Carletti: "Un martedì mattina alle 9.30 squilla il telefono: era Riccarda della CGD, la nostra casa discografica: "Beppe ce l'abbiamo fatta: primi!". Lo sai che mi è venuto da piangere? Ho pensato ad Augusto e a Dante. Poi sono andato in chiesa, nella "mia" chiesa, quella di Bernolda, nelle valli di novellara, dove vado a messa la Domenica e ho acceso un cero. Per ringraziare Dio."
Dio è risorto per i Nomadi. Eccome. "Non siamo mai stati alla moda, dunque non passeremo mai di moda", dice Carletti nella biografia scritta con Massimo Cotto, Sempre Nomadi (Sperling & Kupfer). Li abbiamo visti da Fiorello, più vivi e giovani che mai. I loro successi, Dio è mrto, Io vagabondo, Tutto a posto, Voglio ridere, Un pugno di sabbia, Noi non ci saremo, Come potete giudicar, Crescerai, sono diventati classici. E a questi si è aggiunta Sangue al cuore, il pezzo che hanno cantato in Tv. "È bello quello che ci è successo", esordisce seduto a una scrivania degli uffici CGD di corso Vittorio Emanuele. Dalla finestra occhieggia la Madonnina, mentre lui si accarezza i lunghi capelli brizzolati, un vezzo tipico dei cantanti beat degli Anni Sessanta. E racconta di questo momento magico costruito pezzo dopo pezzo negli ultimi dieci anni, dalla morte di Augusto: "Dai tempi di Dio è morto, noi inneggiamo alla speranza. L'ho sempre avuta dentro al cuore. E credo nella gente, in una stretta di mano. Ci sono momenti che la speranza si scontra con la realtà. Come quando Augusto se n'è andato. Lo voglio ricordare oggi, perché per me è come se fosse ancora qui. Sono convinto che lui e Dante ci abbiano aiutato, da lassù ad arrivare primi…
"Quando ci dissero che un tumore ce lo stava portando via non gli ho mai fatto perdere la speranza. Gli dicevo: "Ago, vedrai che domani stai meglio". Lui non si è accorto di morire perché intorno c'era gente che gli faceva vedere che la vita andava avanti. Nel settembre '92 mi disse: " Appena sto bene facciamo il giro del mondo". È morto nel sonno, tra le mie braccia, il 7 ottobre. Sereno. Sono convinto che stringendoci a lui lo abbiamo fatto vivere di più. Ha cantato fino a poche settimane prima e anche quando aveva la flebo nel braccio mangiava allegro lo gnocco fritto e in casa sua era sempre festa. Questo era Augusto. Profondo, schivo, umile, anche diffidente, ma con una gran voglia di giocare. Ci conoscemmo nel 1963 al dancing Oasi di Trecenta, in provincia di Rovigo. Da quel momento siamo diventati inseparabili. E oggi mi manca troppo".
"Furono i suoi fratelli a dirmi: "Beppe, devi prometterci che andrai avanti: i Nomadi non possono morire". Ero distrutto, ma promisi. Dovevamo reinventarci. Ma come sostituire una voce straordinaria come quella di Augusto? Io non ho mai pensato di prendere il suo posto perché non penso di avere una bella voce e perché a me piace stare dietro a suonare. Mi segnalarono un tale Danilo Sacco. Andammo io e Cico Falzone, il chitarrista, a sentirlo in un locale del Vicentino. Che voce! "Ti va di provare con noi?" gli chiesi. Rispose con un bel "si".
"È stato un incontro straordinario perché Danilo è una persona sensibile, umile e simpatica. Ha una voce incredibile, tenorile. Qualcuno dice che echeggia un po' quella di Augusto, ma bisogna dargli atto che non lo ha mai imitato. Solo un grande ci sarebbe riuscito". Vita da nomadi, la loro, con la n minuscola. Ogni il gruppo modenese fa almeno 150 concerti. Non c'è provincia italiana che non venga raggiunta dalle loro canzoni. Con un calendario così pieno, avere una famiglia non è facile. Beppe, con tutte le comprensibili difficoltà, ci è riuscito. È sposato da 36 anni con Ivanna. Una donna eccezionale, confida: "Abbiamo due figli che oggi hanno 35 e 26 anni, sono due gioielli e il merito è suo. Perché io non c'ero mai. "Stasera abbiamo un'ospite", diceva ai nostri bambini: l'ospite ero io".
Il fatto è che per Carletti i Nomadi sono molto di più di un complesso di musica leggera: "I Nomadi sono un'idea", scrive nel suo libro, "un modo di venire e di intendere la musica non solo come mestiere, ma come mezzo e fine: mezzo per avvicinare gli altri, fine perché la musica ti fa stare bene anche con te stesso. Siamo Nomadi con radici. E siamo duri, di razza emiliana". Anche al servizio di chi non ha voce. Dal '92 a oggi i Nomadi hanno viaggiato per il mondo, "andando a conoscere le altre culture, dagli indiani d'America al Tibet oppresso. Andiamo dove c'è bisogno di una canzone: Cile, Perù, Palestina, Cuba, Chiapas, Albania. Siamo stati in India, al monastero buddista di Sera Je, e a Dharamshala a incontrare il Dalai Lama. Quest'anno sono stato in Cambogia. Lì, a Battambang, abbiamo fatto costruire una casa di accoglienza per i bambini che vengono curati nel vicino ospedale di Emergency. Sono piccoli che hanno perso gli arti sulle mine e, se tornassero nelle loro povere famiglie, trascorrerebbero la vita a chiedere l'elemosina. In quella casa potranno studiare, sperare in un futuro migliore. In gennaio ho tagliato il nastro all'inaugurazione. Mi sono venute le lacrime agli occhi quando ho visto due ragazzini, che senza gambe, chi senza un braccio, entrare felici in quella casa, la "loro" casa. E per ringraziarci hanno cantato in italiano Io vagabondo. In quel momento ho pensato che quello era il nostro "primo posto" in classifica".
Quel piccolo grande miracolo è stato possibile grazie ai tantissimi e attivissimi fan club dei Nomadi che hanno raccolto la cifra di 70 milioni di vecchie lire. E da cosa nasce cosa: "In Cambogia ho incontrato due funzionari che si occupano della baby-prostituzione in Vietnam, un atroce piaga umanitaria. "Non abbiamo i soldi per pagare il personale che può salvare dalla strada le piccole vietnamite". Occorrono 50 mila euro. È scattata una gara di solidarietà. Abbiamo già raccolto 20 mila euro per le associazioni Afesip e Ecpat [chi è interessato può telefonare alla segreteria del loro fan club, 0522/93.54.64, ndr]. Faremo partite di beneficenza e raccoglieremo altri soldi":
Il loro impegno civile, e forse per aver cantato le canzoni di Guccini, li ha bollati come "comunisti". "Ma noi non abbiamo mai avuto una tessera di partito", giura Carletti. "Nel gruppo ognuno ha la sua idea, non mi interessano i colori politici. Ho amici della Lega, di destra e di sinistra. Viaggio sempre con i preti. Don Oreste Benzi è uno dei miei più cari amici. Vado a messa alla domenica, faccio sei chilometri a piedi ad andare e sei a tornare, in mezzo alla campagna. Molti dei nostri concerti sono organizzati dalle parrocchie, abbiamo suonato ad Assisi al concerto per la pace. E allora? A me, a noi, interessa l'uomo. Stop."
Oggi lui, Danilo, Cico, con Daniele Campani, Massimo Vecchi e Sergio Reggioli, si godono il momento di gloria. Per strada hanno perso altri amici che negli anni hanno fatto parte del gruppo: Franco Mitili, Leonardo Manfredini, Gualtiero Gelini e Antonio Campari della primissima formazione; poi Bila Coppellini, Gianni Coron, Umberto Maggi, Elisa Minari. Con Chris Dennis e Paolo Lancellotti si consumò una lotta fratricida. Finì a veleni e avvocati. Si doveva stabilire a chi appartenessero i Nomadi. Se a Daolio e Carletti, fondatori e anima, o a Dennis e Lancellotti. Se lo avessero chiesto ai fan, non ci sarebbero stati dubbi. Alla fine anche per la legge la spuntarono Augusto e Beppe. Dopo tanti anni, ancora oggi non ci sono neppure le premesse per la pace. Peccato. È l'unica ombra in una storia luminosa scevra di scandali, droga o eccessi. Ma i Nomadi continuano. Col cuore e la musica. Ci pensa Beppe a dare l'anima. Un'anima da numeri uno.
Mario R. Conti


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