«Credo che la musica da sola non cambi il mondo. Solo le persone unite, hanno la possibilità di creare un futuro migliore». Con queste parole Beppe Carletti, tastierista storico dei Nomadi riflette sull'importanza dell'iniziativa «Un giorno... Nomadi», all'interno della Festa dell'Unità. Il gruppo musicale, pilastro delle musica italiana, prossimo a festeggiare i 40 anni di carriera è impegnato da molti anni in iniziative di beneficenza. «Suonare alla festa dell'Unità, dice Carletti, è sempre una grande emozione, soprtattutto quando il divertimento è unito all'impegno sociale». I dirigenti Ds hanno organizzato per tutto il giorno una serie di incontri sul tema della solidarietà mondiale che culmineranno con il cocerto dei Nomadi con il gruppo cileno degli Inti Illimani. «Erano 10 che non suonavamo con loro, continua Carletti, non sappiamo ancora quale sarà il programma ma il il divertimento è assicurato».
«Penso che per Modena sia una grande occasione avere i Nomadi in concerto», così dice Ivano Miglioli, segretario provinciale dei Ds. «Con gli anni le feste dell'Unità sono cambiate continua Miglioli, ma l'obiettivo è sempre lo stesso: fare una grande festa di popolo». Cambogia, Albania, Africa sono solo alcuni dei paesi dove il gruppo dei Nomadi si è recato per iniziative beneficvhe patrocinate dall'alto Commissariato delle Nazioni Unite e davarie associazioni benefiche tra cui Onlus e Rock non war.
Musica e solidarietà saranno dunque i temi portanti di tutta la giornata. Inizio alle 11.30 con la presentazione del libro «Sempre Nomadi» scritto a due mani da Beppe Carretti e Massimo Cotto. Pranzo multietnico, sempre in compagnia del gruppo musicale all'insegna dei sapori cubani, terra che da anni ospita I Nomadi per iniziative benefiche. «La Musica può cambiare il mondo» è il tema del dibattito delle 17. Pierluigi Senatore speaker di radio Bruno ed i Nomadi rifletteranno sul ruolo sociale della musica e soprattutto sui cambiamenti che il mondo musicale ha subito, parallelamente al progresso generale del pianeta. «Lavorando da quarant'anni nel mondo della musica, dice Carletti, mi sono accorto che le persone hanno cambiato modo di pensare. Le nostre canzoni, prosegue il musicista, hanno sempre rappresentato i cambiamenti della società. Un esempio è «dio è morto» del 1966, canzone che ha segnato un' epoca di profondo pessimiso».
I cambiamenti della società e la diffidenza nei confronti del futuro si riscontrano anche in campo politico, come precisa infatti Miglioli: «Ormai nessuno crede più nelle ideologie. Le persone, prosegue il segretario Ds, hanno bisogno di concretezze ed il nostro dovere in quanto rappresentati di una democrazia è fornire elementi in cui potersi rispecchiare». Attrraveso la musica il mondo forse non può essere cambiato, ma forse, poter gridare il proprio pensiero è da sempre l'unico vero strumento di libertà.