Sorrisi e Canzoni n. 7

    I NOMADI- MA CHE FILM LA VITA

Un album che resta l'ultima testimonianza "live" della voce del grande Augusto Daolio poco prima della sua scomparsa Raramente un disco riesce a possedere un così alto valore simbolico, emotivo e artistico insieme: "Ma che film la vita", il cd che i Nomadi pubblicarono nel dicembre del 1992, è l'ultima prova "live" di Augusto Daolio, il carismatico leader scomparso il 7 ottobre dello stesso anno. E' un disco che raccoglie 16 canzoni, registrate tra il febbraio e il marzo del 1992, durante tre indimenticabili concerti: quello al Palasport di Millesimo di Savona, quello al Teatro Cristallo di San Bonifacio in provincia di Verona e quello nella discoteca Time Due di Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia. Ed è un disco che attraversa la carriera di una band che dal 1963, anno di fondazione, è sempre stata "on the road": anche oggi, alla soglia dei quarant'anni. Una band che, pur tra i tanti e necessari cambiamenti di formazione, si è evoluta ed è rimasta al passo coi tempi, ma sempre nel solco di una grande coerenza e che, proprio grazie a questa, continua a raccogliere consensi di critica e atti d'amore dai fan. I fan, proprio loro, sono un tassello fondamentale della storia dei Nomadi e in particolare di questo Cd. Un pubblico unico con le sue dichiarazioni d'amore: slanci affettuosi e teneri, come quello testimoniato dalla foto di copertina di "Ma che film la vita", che ritrae la band assieme a una coppia di giovani sposi. Gabriele e Annalisa, infatti si erano voluti regalare un concerto del loro gruppo preferito proprio il giorno del matrimonio. Beppe Carletti, tastierista e fondatore della band, ricorda con piacere quell'episodio: "Questa è una copertina vera, reale, viene da un album di famiglia: la foto fu scattata nel settembre del '90 a Rivara di San Felice (frazione della Bassa modenese; ndr). Noi tutti fummo invitati alle nozze: pranzammo insieme a Gabriele e Annalisa, alle famiglie e a tutti gli altri invitati e poi, la sera, suonammo sul palco allestito proprio lì, nell'aia della loro casa. Accadeva spesso che ai nostri concerti salissero sul palco coppie di giovani sposi per farsi scattare una foto-ricordo. Ma quella volta fu diverso. Eravamo stati noi ad andare da loro". E allora suona ancora più significativo lo stesso titolo "Ma che film la vita", commiato di Augusto ai suoi fan e allo stesso tempo simbolo di un nuovo "viaggio" che inizia. "C'è un matrimonio", spiega ancora Carletti, "e due di noi che non ci sono più". Un profondo valore emotivo è racchiuso in questo Cd, ma non solo. "Questo disco segna un momento particolare della nostra carriera", ricorda ancora il tastierista della band. "Durante gli Anni 80 eravamo senza etichetta, ma nel '90 rientrammo nel circuito della discografia ufficiale". Infatti, nel 1992, quando esce "Ma che film la vita", i Nomadi erano un gruppo nuovamente in crescita: avevano appena firmato con la CGD dopo un lungo periodo di "anonimato" discografico in cui si producevano autonomamente e si facevano solo distribuire. L'album "Gente come noi", del 1991, aveva venduto 100 mila copie. Ma, proprio mentre avveniva la rinascita, la tragedia colpisce inesorabilmente la band. Prima scompare il bassista Dante Pergreffi; poi pochi mesi dopo, è la volta della grande voce di Daolio: "Sapevamo che Augusto era malato", ricorda oggi Beppe, "ma lui lo ignorava e noi volevamo continuare a suonare come se niente fosse. Allo stesso tempo, mentre incidevamo "Ma che film la vita", avevamo la consapevolezza che sarebbe stato l'ultimo disco di Augusto". Il Cd diventa così l'estremo omaggio a un personaggio mitico, un album intriso di una sentita partecipazione e allo stesso tempo di una commovente naturalezza. "E' un disco di ricordi col sorriso", riassume Beppe. I numeri: "Ma che film la vita" vendette nel giro di pochi mesi 150 mila copie. A oggi, ha toccato il tetto delle 500 mila. Un disco che evoca ricordi di 11 anni fa che si intrecciano inevitabilmente con quelli della storia recente del gruppo: il palco dei Nomadi già allora, durante la tournèe, finiva per diventare una sorta di bazar. Alla band arrivavano migliaia di biglietti, saluti, dichiarazioni d'affetto e stima, richieste di dediche (oggi, grazie all'intensa attività di beneficenza, arrivano medicinali e beni di prima necessità da destinare al Terzo Mondo). Ogni concerto dei Nomadi è una festa cui partecipano intere famiglie e questo succede fin dagli inizi della loro carriera. Ascoltate il disco: sono tre le location, tutte diverse. Una discoteca, un teatro, un palasport, ma l'atmosfera è la stessa. "I Nomadi vengono dalle balere", spiega Beppe Carletti. "Eravamo abituati a suonare per ore e a stare con la gente. E quest'anima ce la siamo sempre portata dietro. Nei brani di 'Ma che film la vita' tutto questo si sente". Durante i concerti, Augusto comunicava con il suo pubblico, scherzava, giocava. Le brevi frasi che pronuncia il cantante fra un brano e l'altro dell'album sono infatti ringraziamenti e saluti, intrisi di uno spirito familiare e popolare insieme, che esprimono la profonda intimità fra la band e il suo pubblico e l'unione fra i componenti del gruppo. "Come quando Augusto durante un concerto mi ringraziò", ricorda con un pizzico di commozione Beppe, "perché in quel periodo della sua vita gli avevo fatto anche da mamma…". Ascoltate il divertente accenno di Daolio al fan club di San Vito di Leguzzano (in provincia di Vicenza), che ha regalato ai Nomadi una bandiera gialla, oramai scolorita, ma che compare a ogni concerto. Basterebbe poi leggere i messaggi ricevuti e che furono riprodotti nel libretto originale del Cd: messaggi d'amore, messaggi di riconoscenza, saluti di quella gente semplice e vera che affollava i concerti della band emiliana, "E' la stessa che ancora oggi ci segue nelle nostre esibizioni, magari con bimbi e carrozzelle, ed è il nostro vanto", prosegue Carletti. "Sono cambiate le persone, ma l'identità dei Nomadi è rimasta". Il Cd raccoglie canzoni mitiche come "Io vagabondo", il manifesto della poetica dei Nomadi; "Gli aironi neri", brano del '91 che segna la rinascita della band; "Salvador (15 anni dopo)" pezzo dedicato a Salvador Allende; ma anche quelle canzoni firmate da Francesco Guccini che Augusto portò al successo grazie al suo carisma e alla sua voce unica. La collaborazione fra Guccini e la band durò otto anni e portò i Nomadi a scalare le classifiche con brani come "La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)", "Primavera di Praga", "Canzone per un'amica" e la controversa "Dio è morto" del 1967, inno di un'intera generazione censurato dalla Rai e suonato e cantato però all'interno delle chiese. "Alcuni brani di questo disco", afferma Beppe, "sono incredibilmente attuali e vicini nonostante il passare degli anni". Sono brani che parlano di ecologia, di impegno civile, di sofferenza e, soprattutto, di amore e speranza. Riprende Carletti: "Perché il filo comune che lega le 270 canzoni che i Nomadi hanno scritto in questi quasi 40 anni è proprio la speranza". Quanto alla scelta delle canzoni: "Sono i brani che più ci rappresentavano in quel momento. In un concerto suonavamo dalle trenta alle 35 canzoni. Noi ne scegliemmo 16". In "Ma che film la vita" ci sono anche brani di minor successo ma di grandissima intensità emotiva, come "Suoni", in cui Augusto canta solo "la la la". Dal punto di vista musicale ci sono riarrangiamenti e alcune "chicche" che solo un "live" può contenere: come "Un giorno insieme", brano presentato a "Un disco per l'estate" del '73, completamente stravolto ed eseguito solo piano e voce, o "Primavera di Praga", l'unica loro incisione di questo brano - l'altra versione appartiene a Guccini - e che, simbolicamente, i Nomadi suonarono nel settembre del 1990 proprio a Praga. Infine, il medley fra "Io vagabondo" e il "Tedeum": quest'ultimo divenne poi la sigla di chiusura di ogni concerto della band emiliana. 16 emozionanti brani da ascoltare e riascoltare per apprezzare o riscoprire una formazione che è diventata un vero e proprio baluardo contro l'effimero mondo delle canzonette, una formazione che negli anni ha saputo cambiare e rinnovarsi pur nel solco di una grande coerenza e che aveva nel carisma di Augusto uno dei suoi motivi di forza; una band da sempre contro il razzismo, l'intolleranza, la violenza e da sempre per la speranza, la libertà e la vita, che assomiglia tanto a un film.

G.M.

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