I NOMADI DICONO 33

    "AMORE CHE PRENDI AMORE CHE DAI" IL NUOVO ALBUM

IL DISCO (BELLISSIMO) E' IL TRENTATREESIMO, MA GLI IDEALI SONO GLI STESSI DEI TEMPI DI AUGUSTO DAOLIO. COME I GESTI DI SOLIDARIETA'

I Nomadi "dicono" 33 con il loro ultimo album, Amore che prendi amore che dai, che propone, nello stile inconfondibile del gruppo più "antico" del nostro panorama musicale, 10 canzoni inedite. E' questo il trentatreesimo disco, dal 1967 a oggi, di quei sei ragazzi, amici veri, capitanati da Beppe Carletti, divenuto leader carismatico dopo la scomparsa di Augusto Daolio, stroncato da una malattia nel 1992. Beppe è un "ragazzo" del 1946, e da 39 anni esalta con la sua tastiera il sound del gruppo.
"Si dice che una cultura è davvero morta quando si comincia a difenderla anziché a reinventarla", racconta Beppe nel suo recentissimo libro, Sempre Nomadi: "Reinventarci è sempre stata la parola d'ordine per non morire dopo la scomparsa di Augusto. La necessità di diventare diversi, mantenendo però sempre il contatto con il passato. Non riesco a immaginare niente di più difficile, ma è quello che siamo stati costretti a fare. Sostituire Augusto mantenendo tutto inalterato sarebbe stato ingiusto e stupido. I Nomadi di oggi sono un elastico teso verso i Nomadi di ieri, che si avvicinano al vecchio repertorio con grande rispetto ma altrettanta libertà. Danilo Sacco è riuscito a diventare il cantante dei Nomadi senza passare alla storia come il successore di Augusto. Oggi i Nomadi sono un'idea, un modo di vivere e di intendere la musica non solo come un mestiere, ma come mezzo e fine: mezzo per avvicinare gli altri, fine perché la musica ti fa sentire bene anche con te stesso. Siamo Nomadi con le radici. E siamo duri, di razza emiliana. Qualche tempo fa incontrai Gianni Morandi e, riflettendo sulla nostra longevità, lui commentò: -Beppe, è che noi siamo proprio tosti, abbiamo la testa dura-".
Sono stato all'incontro annuale dei Nomadi con i loro fan. Attorno al luogo del concerto si raduna, già qualche giorno prima, una folla di gente che arriva da tutta l'Italia: sono genitori con i figli, alcuni adolescenti, altri ancora bimbi. Per questi ultimi, in un angolo del tendone, viene allestita una nursery, in modo che "i grandi" possano cantare tutti insieme le canzoni che conoscono a memoria senza preoccuparsi di loro.
Attorno al campo si erigono piccoli stand che rappresentano quei popoli che i Nomadi, ormai da anni, aiutano senza strombazzare la loro solidarietà: cileni, cubani, tibetani, messicani, albanesi, cambogiani, gli indios dell'Amazzonia. I Nomadi sono andati di persona a portare il loro concreto contributo fornendo cibo, materiale per la scuola, aiuti in denaro. La loro generosità è immensa: ogni disco, ogni concerto, è l'occasione per raccogliere fondi per aiutare chi ha bisogno. Nel 1993 sono andati in Cile, a Cuba nel 1994 e nel 1996. Nel 1999 in Albania, in collaborazione con l'associazione "Rock no war".

A ogni canzone un colore

Nel 2001 Beppe Carletti, con l'inseparabile avvocato Marco Scarpati, è stato in Cambogia e, dopo la visita all'ospedale di Emergency a Battambang, è nata l'idea Nomadi for Cambogia per la costruzione di una casa per bambini portatori di handicap causati dalle mine. E quest'anno con Amore che prendi amore che dai, il gruppo ha iniziato una campagna di solidarietà insieme all'Afesip e all'Ecpat. La prima si occupa di assistere le donne sfruttate e avviate coattamente alla prostituzione, la seconda di porre fine alle violenze subite dai bimbi, rapiti alle famiglie e usati per traffici spaventosi, dalla pedofilia alla vendita degli organi per i trapianti.
Tutto questo, Beppe e gli altri non vogliono raccontarlo. Però lo fanno. Il "sistema" che governa la musica in Italia, non li vede di buon occhio perché danno "un cattivo esempio", il Festival di Sanremo li respinge. E' accaduto anche quest'anno, quando sembrava sicura la loro partecipazione.
Ma i Nomadi non se la prendono, adesso c'è questo nuovo disco da "regalare" a chi li segue con affetto. "Cari amici", dicono nel presentarlo, "dopo un anno e mezzo torniamo con un nuovo album. Amore che prendi amore che dai è il titolo, sono 10 brani inediti dove ognuno di noi ha messo qualcosa di suo. Questo disco è pieno di colori, 10 canzoni come 10 quadri".
Quando lo ascolterete, date a ogni canzone il colore che vi sembra più adatto. E lasciatevi conquistare da Sangue al cuore, che pone la domanda: "A quando la vera armonia tra tecnologia e uomo?". E risponde: "Solo allora il mondo cambierà". La canzone che dà il titolo all'album sintetizza il modo di intendere la vita dei Nomadi: "Non chiudiamo le porte alle grida di aiuto degli altri. Noi stessi siamo gli altri". E si prosegue con Il re è nudo ("Potere, fama, ricchezza… I veri tesori sono altri. Siamo tutti un po' re nudi?"), con Trovare Dio ("Dov'è Dio? E' nel silenzio di noi stessi… e nel saper ascoltare"). E ancora L'arte degli amanti (l'amore vero, puro, profondo, per sentirsi un po' più vicini a Dio). E via via sino all'ultimo brano, Il nome che non hai, che esprime un concetto del tempo come traguardo che prima o poi premierà i nostri sentimenti: "Il bene… l'affetto… l'amore…, sentimenti destinati a incontrarsi, anche attraverso il muro del tempo".
E, anche se loro preferiscono essere solo i Nomadi, mi va di nominarli uno per uno: Daniele Campani, Cico Falzone, Danilo Sacco, Massimo Vecchi, Sergio Reggioli. Tutti insieme appassionatamente, attorno a Beppe Carletti, il leader. Anche se so che questa definizione proprio non gli va a genio.

GIGI VESIGNA

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